Gemelliamoci!

Pubblichiamo un articolo del padre dehoniano Onorio Matti.

Concorezzo gemellato con Arcidiocesi di Nampula

È quasi normale trovare all’entrata di un comune italiano o europeo il cartello che indica il nome della città paese con sotto il nome della città-paese rispettivamente gemellata. Se poi vai a Concorezzo (MI) troverai scritto: “Concorezzo: Città gemellata con l’arcidiocesi di Nampula (Mozambico)”. Questo gemellaggio tra una istituzione civile e una religiosa (forse unico nel suo genere, anche perché politicamente condiviso da maggioranza e opposizione), ha suscitato e lasciato aperti alcuni interrogativi, ma è una indubbia dimostrazione che la fantasia della solidarietà non conosce confini.

Ciò che più sorprende in positivo è il vedere come e quanto le istituzioni civili abbiano sorpassato quelle religiose sul loro campo specifico: quello del “pensare agli altri”, della solidarietà e della fraternità. Mentre, e non è positivo, sono ancora in attesa di vedere scritto da qualche parte: “Diocesi o parrocchia o comunità religiosa di…….gemellata con la Diocesi- parrocchia-comunità religiosa di…….”.

Mi chiedo senza trovare risposta: perché tanta sensibilità per l’adozione di bambini da parte di coppie; perché tanto interesse e impegno per le adozioni a distanza … e, di contro, tanta indifferenza per il gemellaggio che, tra l’altro, è molto più facile, semplice, praticabile e accessibile a tutti? Quali difficoltà, remore, perplessità … impediscono la scelta del gemellaggio? Lascio aperto l’interrogativo e invito a rispondere.

Anche perché noi dehoniani, nell’ultimo Capitolo Provinciale (2008), abbiamo sottoscritto il preciso impegno di “favorire il gemellaggio fra comunità missionarie dehoniane con le nostre parrocchie” (cfr. Programma Esecutivo no 30d).
È vero che questo compito è affidato al Segretariato Missioni e quindi a me come responsabile. Ma “favorire” significa sollecitare, agevolare, facilitare, aiutare, rendere viabile …, non significa decidere, fare, realizzare. Anche perché sarebbe una invasione di campo, certamente inopportuna e contro produttiva.
La scelta e decisione devono essere libere e spettano al parroco con la sua comunità parrocchiale, al superiore con la sua comunità religiosa e,aggiungiamo pure, ai genitori con la loro famiglia.

Mentre il gemellaggio civile si diffonde quasi come una moda, quello religioso fatica a prender piede. Manca forse l’idea, il desiderio, la motivazione, la convinzione, la spinta, la volontà … di fare un gemellaggio? … Manca forse la consapevolezza del valore e quindi della necessità, dei vantaggi e dell’utilità di un gemellaggio?… Mancano forse le indicazioni pratiche e le istruzioni e modalità per fare un gemellaggio? … Manca forse il coraggio di cominciare un cammino che non si sa bene dove porti?

Questi e altri interrogativi sono legittimi, vanno presi in considerazione ed esigono risposta. In attesa della risposta (che rimandiamo al prossimo numero, con la speranza di ricevere risposte anche dai lettori), ritorno al punto di partenza e al dato di fatto: da tempo le istituzioni civili fanno gemellaggi, ci danno l’esempio, imitiamole!

Gemelliamoci!

p. Onorio Matti scj

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