20 Gen 2007
Sabato 20 Gennaio
Il giorno della partenza, mi sveglio alle 6 circa, vado vicino alla strada dove la gente già cammina instancabilmente, sembra quasi che camminino senza avere una meta e penso che proprio una meta, un obiettivo quello che manca loro. Tra due giorni sarò ancora un un uomo bianco in un paese ricco, solo, seduto, chiuso in una scatola a 4 ruote…Sono stato li a guardare, a perdere tempo per più di un’ora, poi mi è venuta questa poesiola:
( photos)
1 Gennaio 1970
Note: To see the pictures in the original Picasa album, click here
FRATELLO DI NAMPULA
Non devi camminare a vuoto,
se vuoi che il tuo piede
perda in nero sulla pelle.
Non devi continuare a dare,
se vuoi che le tue mani
diventino ancora più bianche.
I tuoi occhi hanno già
il bianco più bianco
e il nero più nero,
devi solo guardarti allo specchio.
Dopo pranzo salutiamo Dom Tomè, noi siamo commossi ma ci è sembrato anche lui, ci rivedremo a Concorezzo, se Dio vorrà.
Ci accompagnano all’aeroporto Ligorio e Padre Emilio, ci raggiungono anche i medici: Bosco, Amanzio, Giovanni ed un oculista napoletano arrivato ieri.
Dopo le pratiche aeroportuali ci imbarchiamo per Maputo, stavolta il volo è diretto, senza scalo a Beira anche se questo viene comunicato poco prima della partenza con eveidente disappunto dei viaggiatori per quella località, che però poco dopo si rassegnano… arrivederci Nampula!
A Maputo ci aspettano Padre Piero, Irene e Giannina ma siccome non abbiamo molto tempo prima dell’imbarco per Lisbona, ci fanno fare un veloce giro turistico della città con visita al quartiere delle ambasciate, alla costa dove si vendono polli alla brace ed artigianato, alla stazione marittima, alla recentissima cattedrale ed a casa di Giannina per una macedonia ed una bibita. La capitale Maputo è diversa da Nampula, è più ricca ma allo stesso tempo più violenta, ci appare nella sua realtà di metropoli di una paese povero con tutti gli annessi e connessi.
Ci accompagnano all’aeroporto, stavolta sono io sul cassone del pick-up a protezione delle valigie, perchè si è fatto buio ed alle soste ai semafori potrebbero facilmente prelevarle. Mi gusto gli ultimi respiri dell’atmosfera africana: la baraccopoli vicino all’aeroporto, i bar con musica a palla, l’aria calda sulla faccia.
Alla dogana abbiamo qualche problema per il legno ma dopo un po’ di discussione e con l’aiuto di Irene riusciamo a passare indenni. L’aereo è pieno, si parte e nella notte sorvoleremo praticamente per intero il continente africano