14 Ago 2007

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Martedì 14/08/2007
(terça-feira)
Oggi la sveglia è mattiniera. Alla 6,30 Giovanni e Amançio vengono a prenderci
con il Nissan e ci portano al mare. Giovanni ci teneva davvero molto a passare una giornata di vacanza (forse l’unica da quando è qui in Mozambico) in nostra compagnia.
Appena partiti ci fermiamo a fare il pieno di gasolio. Abbiamo davanti un lungo viaggio:complessivamente ci aspettano circa 400 km.
Lungo il viaggio vediamo un paesaggio davvero molto bello. Appena fuori Nampula vediamo lungo la strada il seminario diocesano e più in là un centro di formazione.
Ci sono anche delle montagne. Una è chiamata foca perché ha una forma che ricorda molto la silhouette del simpatico animale giocherellone, che qui però non ha la palla sul muso.
Incontriamo anche un po’ di foschia che poi si trasforma in nebbia (!).
Anche Amançio si stupisce della consistenza e della persistenza della nebbia.
E’ la prima volta che ce n’è così tanta, di solito sono solo dei piccoli banchi poco fitti.
La prima tappa è Ilha de Moçambique, una bella isola che racchiude un discreto numero di case accanto a molte costruzioni abbandonate che risalgono all’epoca del colonialismo portoghese.

( photos)
1 Gennaio 1970

Note: To see the pictures in the original Picasa album, click here

C’è anche una fortezza davvero molto caratteristica.
Due ragazzi ci fanno da cicerone. Uno dei due è un addetto alla fortezza e ci tiene a mostrarmi l cartellino che ha appeso al collo che riporta anche l’indicazione dell’UNESCO. L’altro ragazzo è uno scaltro che è facilitato dal fatto che conosce l’italiano perché la sua ex-ragazza era di Roma.
Io, tutto sommato, preferisco ascoltare quello ufficiale, sebbene questo non faccia una piega e continui a parlare imperterrito in portoghese.
Comunque qualcosa capisce.
Sull’Ilha ci vengono mostrate alcune chiese, abbiamo visto il sistema di raccolta dell’acqua, l’acquedotto, il pozzo. In mezzo alla grande piazza c’è anche un palco che sembra proprio quello delle pubbliche esecuzioni.
Su quest’isola molte persone hanno visto la morte oppure sono stati imbarcati come schiavi verso un nord del mondo predone.
La giovane guida mi mostra inoltre quello che resta di una colonna dove venivano legati i condannati per essere fucilati dal plotone di esecuzione.
Amançio ha molta fretta, così ci dobbiamo sbrigare.
All’uscita diamo una paga ai due accompagnatori.
Pare abbiano vinto la lotteria di capodanno: abbiamo evidentemente esagerato.
Tant’è che non smettono di ringraziarci in modo quasi scomposto.
Lasciata la fortezza Amançio imbocca un budello di case che porta in un vicolo cieco. Siamo così costretti a fare dietro front, e dopo un pezzettino in retromarcia facciamo inversione. Immagino che i residenti abbiano pensato che i bianchi possiedono più gasolio che cervello.
Per ritornare sulla terra ferma dobbiamo ripercorrere un lungo ponte stretto, sul quale passa solo un fuoristrada alla volta. Ogni tanto sono presenti delle piazzole per consentire il passaggio di chi viene in senso opposto. Si paga il pedaggio per il transito.
Ai lati del ponte, la bassa marea fa sì che un elevato numero di persone stia a raccogliere dei molluschi. Ci sono anche diversi pescatori con il filo ai bordi del ponte nei punti dove l’acqua è più profonda e ci sono anche alcune barchette i cui passeggeri tendono sempre a salutarti ed a voler essere fotografati. E’ un po’ una costante da queste parti.
Ora ci dirigiamo a Chocas, dove si può fare il bagno e dove ci fermeremo a pranzo.
Ordiniamo per il pranzo e poi ci dirigiamo verso l’oceano.
L’acqua è bellissima e la bianca spiaggia è molto profonda (quand’è bassa marea) e formata da una sabbia molto compatta.
L’acqua è abbastanza calda e lo scorcio del golfo è davvero notevole.
Qui si potrebbe fare del turismo così come avviene di fronte a noi nel Madagascar.
Comunque un po’ si stanno attrezzando perché un po’ più nell’entroterra c’è un ristorante con i bungalow.
Pranziamo al ristorante in riva al mare.
E’ una costruzione molto bella e caratteristica che impiega molto legno.
Da quei tavoli all’esterno è possibile vedere il mare del canale del Madagascar.
E’ molto piacevole stare lì, anche perché c’è un venticello leggero che accarezzandoti ti rinfresca. Se solo ci fosse un’ amaca per farsi una bella pennichella dopo pranzo!!!
Amançio ci porta a vedere il ristorante con i bungalow.
Lungo la strada ci fermiamo a comprare il pesce. Ne troviamo poco e lo acquistiamo.
Ci sono anche dei pesci pappagallo di colore verde.
Facciamo sosta vicino ai bungalow dove acquisto un po’ di conchiglie.
Amançio acquista anche 4 aragoste.
Anche queste, come i pesci acquistati, sono troppo piccoli ed Amançio non è molto soddisfatto di quello che oggi è riuscito a “pescare”.
Torniamo a Nampula.
Raggiunto l’asfalto, dopo un po’ inizia a guidare Giovanni.
Intanto si sta facendo buio ed arriviamo a Nampula al tramonto.
Giunti alla casa del vescovo ci salutiamo e ci diamo appuntamento per la cena alla casa dei medici.
Incontrato Domingos gli spieghiamo che non abbiamo trovato il pesce che lui e Pierre ci avevano chiesto.
Alle 18,30 andiamo a messa nella cappella che è al piano superiore della casa del vescovo. Il celebrante è del seminario.
Poco dopo p. Emilio e f. Giuseppe vengono a prenderci con il Mitsubishi dei medici.
Facciamo la strada vecchia (ufficiale). E’ davvero mal messa.
Se non fossimo intervenuti con la nuova strada realizzata con il contributo dei comuni di Concorezzo e Nampula, il pulmino della Fundação Teresa Regojo che porta i sanitari all’ospedale di Marrere non avrebbe potuto percorrere quella via.
Salutiamo Giovanni che domani parte per l’Italia. Domani staremo con p. Emilio. La tavolata è lunga e la serata trascorre piacevole dopo aver gustato la buona cucina del cozinheiro Miguel.
Ad un certo punto Piero (Pierini) ha preso la parola ed ha tenuto banco un bel po’ con la narrazione delle vicende dell’eroe nazionale Antonio Papini, al quale lo Stato non ha dato il giusto riconoscimento.
Tale ampia digressione aveva lo scopo di dire che Pierino ha parlato con il sindaco di Livorno per perorare la causa di Nampula.
Ho scoperto parlando con f. Giuseppe che è un provetto “apritore di serrature” senza scasso.
Un Papini dei giorni nostri.

( photos)
1 Gennaio 1970

Note: To see the pictures in the original Picasa album, click here

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