16 Gen 2007
Martedì 16 Gennaio
Bevo solo del the perchè sto ancora male e sono purtroppo costretto a rinunciare agli appuntamenti dal mattino. Gli altri vanno a Momola con Padre Emilio e Padre Paolo, nelle vicinanze c’è anche la Aldeia de Esperança. La scuola di Momola è gestita da due sole insegnanti locali, molti bambini percorrono più di 10 km a piedi per arrivarci, per cui quando arrivano devono essere anche sfamati, quindi oltre alla funzione educativa c’è anche il soddisfacimento di un bisogno primario, non sappiamo dire quale dei due aspetti sia prevalente.
L’Aldeia è una bella struttura realizzata principalmente dalla parrocchia di Bareggio (MI) con la quale abbiamo già avuto contatti (Camillo Lonati) che andranno approfonditi e coltivati. La dislocazione è molto decentrata rispetto alla città e questo può essere positivo o negativo a seconda dei punti di vista. La costruzione è preticamente pronta, mancano gli impianti tecnologici e gli arredi, Dom Tomè prevede di ospitare i primi 30 ragazzi già nel corso del 2007.
( photos)
1 Gennaio 1970
Note: To see the pictures in the original Picasa album, click here
Nel ritorno si passa dalla parrocchia di Padre Emilio dove incontriamo Suor Irene (laica di S.Albino che lavora a Maputo con Giannina), la quale ci manifesta forti perplessità sulla “sostenibilità” del caterpillar diocesano.
Nel pomeriggio mi sento meglio e mi unisco al gruppo: con Dom Tomè e Padre Paolo visitiamo prima Radio Encontro, la Radio cattolica di Nampula, unica emittente non governativa della regione. Mi sembra di tornare ai tempi della gloriosa Radio Concorezzo: apparecchiature minimali, programmazione pomeridiana/serale e nei weekend, S.Messa in diretta. Conosciamo il direttore che per l’occasione si è messo in giacca e cravatta e che ci illustra i problemi legati essenzialmente all’immobile dove sono ospitati, ci scambiamo gli indirizzi e-mail. Basterebbe davvero poco per dare una bella sistemata alla struttura così lancio un appello via sms: i vecchi dj di Radio Concorezzo possono dare una mano a Radio Encontro?
Andiamo poi a visitare l’Ospedal General de Marrere dove operano i nostri medici: Giovanni, Luigi Bosco e Amanzio. Prima vediamo i nuovi padiglioni che verranno destinati agli ammalati di TBC e di AIDS (qui dicono SIDA, alla portoghese, ma anche all’italiana), attualmente ospitati insieme nella ex-chiesa dell’ospedale: una visione di quelle che penso ci ricorderemo per sempre. Vediamo poi la sorgente con l’impianto di pompaggio dell’acqua fino all’ospedale, qui alcuni raccolgono delle papaje. Visitiamo l’ospedale: l’impatto è forte, forse anche perchè siamo all’imbrunire e questo non aiuta. Comunque l’ospedale è pulito, ed anche se la struttura è vecchia, ci sembra che i lavori siano andati nella direzione giusta. Visitiamo i reparti maternità, chirurgia, infettivi (AIDS e TBC insieme nella ex-chiesa). Entriamo poi nel blocco operatorio, fiore all’occhiello della struttura dove già Giovanni e Bosco hanno operato soprattutto idrocele. Vediamo anche il laboratorio di analisi realizzato anche grazie agli 11 k€ del nostro comune e dove si raccolgono anche le donazioni di sangue. Alla fine una boccata d’aria all’esterno è molto gradita.
Presso una casa delle suore diocesane che insegnano nell’adiacente scuola, celebriamo una S.Messa molto famigliare (in tutto siamo 10) intorno al tavolo della sala da pranzo e dove alcuni di noi hanno anche contribuito con interventi nell’omelia.
Sotto uno spettacolare cielo stellato andiamo a cena alla casa dei medici dove nel frattempo ci hanno raggiunto Padre Emilio e Padre Arcangelo (un giovane Padre Scalabriniano che segue un campo profughi Ruandesi, Congolesi, Somali). La casa è veramente bella, l’ha costruita la Fondazione Teresa Regojo ad uso di medici e volontari: aria condizionata, camere con bagno, un cusineiro a disposizione…penso sia giusto per volontari che lavorano in quell’ospedale per dei mesi interi. Mangiamo pizza, tonno agli aromi, gelato e l’immancabile frutta (mango, banane, ananas, papaja). Ora che scrivo da casa vi confermo che le banane di qui sono assolutamente insipide (quasi immangiabili) rispetto a quelle africane.